Nel metabolismo la variabilità individuale è tale che l’utilizzazione dell’energia cambia notevolmente fra una persona e l’altra. Cioè, pur introducendo la stessa quantità di energia con la dieta e avendo uno stile di vita simile, una persona può tendere ad ingrassare di più rispetto a un’altra.
Questo è dovuto a molti fattori, ormonali e non, ma comunque l’aumento di peso (grasso) è solo il risultato di un eccesso di energia introdotto rispetto alle reali necessità e bisogna quindi prestare attenzione all’alimentazione e svolgere una regolare attività fisica.
Quantità eccessive di grasso corporeo costituiscono un pericolo per la salute, soprattutto per il rischio di insorgenza di alcune malattie (quali la cardiopatia coronarica, il diabete, l'ipertensione e alcuni tipi di cancro) , di insufficienza respiratoria (apnee notturne) e delle conseguenze “meccaniche” provocate dal sovraccarico sulle articolazioni (colonna vertebrale, ginocchia, anche, ecc). Tanto maggiore è l'eccesso di peso dovuto al grasso, tanto maggiore è il rischio.
Problema inverso all'obesità - ma altrettanto grave anche se meno diffuso – è quello della magrezza. quando le riserve di grasso sono eccessivamente ridotte e non si introduce
sufficiente energia con il cibo, il corpo, per far fronte alle richieste energetiche, è obbligato a intaccare i propri muscoli e organi interni. Pertanto molte funzioni metaboliche ed endocrine vengono compromesse: diminuisce la resistenza alle malattie infettive; si indeboliscono le ossa; si può alterare la regolarità del ciclo mestruale. Anche le facoltà mentali, l'umore e le capacità di relazioni interpersonali sono compromesse e, nei casi più gravi, può sopravvenire la morte. La magrezza patologica va quindi prevenuta e combattuta.
COME COMPORTARSI:
• Il tuo peso dipende anche da te. Pesati almeno una volta al mese •
- In caso di sovrappeso: consulta il medico, riduci le "entrate" energetiche mangiando meno e preferendo cibi a basso contenuto calorico e che saziano di più, come ortaggi e frutta, aumenta le "uscite" energetiche svolgendo una maggiore attività fisica e distribuisci opportunamente l'alimentazione lungo tutto l'arco della giornata a partire dalla prima colazione, che non deve essere trascurata.
- In caso di sottopeso: consulta il medico e comunque mantieni un giusto livello di attività fisica e un’alimentazione variata ed equilibrata, consumando tutti i pasti agli orari abituali.
• Abituati a muoverti di più ogni giorno: cammina, sali e scendi le scale, svolgi piccoli lavori domestici, ecc.•
• Evita le diete squilibrate o molto drastiche del tipo “fai da te”, che possono essere dannose per la tua salute. Una buona dieta dimagrante deve sempre includere tutti gli alimenti in maniera quanto più possibile equilibrata.•
NO ALLE DIETE FAI DA TE PER RITROVARE LA FORMA
Non serve fare diete fai da te e quando si decide di mettersi a dieta il primo passo è quello di consultare il medico di base e poi un nutrizionista.
Purtroppo la riduzione ossessiva dei chili in eccesso viene portata avanti attraverso diete avvallate da personaggi famosi o lette su riviste, quasi sempre sbilanciate e prive di fondamento scientificoche possono portare asquilibri nutrizionali e un insufficiente apporto di vitamine e sali minerali oltre all’eventuale sviluppo di patologie e disturbi psico-comportamentali.
Le diete fai da te sono pericolose e prima o poi fanno riacquistare i chili persi, a volte con gli interessi.
Dobbiamo capire poi la differenza tra “perdere peso” e “dimagrire”.
Per la stragrande maggioranza delle persone dimagrire significa perdere peso, quindi vedere scendere la lancetta della bilancia, senza chiedersi da dove derivi il dimagrimento.
Bisognerebbe invece assicurarsi che quel peso perso non sia solamente dato da liquidi e muscolo.
Diciamoci la verità, per perdere peso non ci vuole uno scienziato, la cosa importante è assumere meno calorie di quante ne consumiate e abracadabra il gioco è fatto !
Questo è testimoniato dal successo delle diete che compaiono sulle riviste, come quella del minestrone, del limone, dell'acqua e così via, che senza avere nessuna base scientifica, riescono a farvi perdere peso in modo molto veloce……. almeno per le prime settimane.
Si proprio così!!All'inizio il vostro corpo è colto di sorpresa dalla dieta estremamente ipocalorica e sbilanciata, quindi riuscite ad ingannarlo diminuendo di peso.
Dopo qualche periodo è” costretto “, per fini di sopravvivenza, ad abituarsi ad un ridotto apporto nutrizionale, quindi adatterà il suo metabolismo a quelle misere calorie.
Se volete continuare a ridurre peso dovete semplicemente: "togliere anche quel poco che mangiate".
Una vera dieta richiede uno specialista che ti segua durante il percorso, dal momento che non devi dimenticare che tu sei un entità biologica unica e come tale avrai delle risposte individuali che avranno bisogno di manovre specifiche per permettere l’ottimizzazione della dieta senza incorrere in problematiche di qualunque genere.
VARIA SPESSO LE TUE SCELTE A TAVOLA
La dieta deve assicurare al nostro organismo, oltre alle proteine, i grassi, i carboidrati e l’energia da essi apportata, anche altri nutrienti indispensabili, quali l’acqua, le vitamine e i minerali.
Queste sostanze infatti, così come le vitamine e i minerali, sono definite “essenziali” proprio perché l'organismo non è capace di "costruirsele" da solo: quindi ce le dobbiamo assicurare attraverso gli alimenti.
È bene ricordare però che non esiste, né come prodotto naturale né come trasformato, l'alimento "completo" o "perfetto" che contenga tutte le sostanze indicate nella giusta quantità e che sia quindi in grado di soddisfare da solo le nostre necessità nutritive. Di conseguenza, il modo più semplice e sicuro per garantire, in misura adeguata, l'apporto di tutte le sostanze nutrienti indispensabili, è quello di variare il più possibile le scelte e di combinare opportunamente i diversi alimenti.
Comportarsi in questo modo significa non solo evitare il pericolo di squilibri nutrizionali e di possibili conseguenti squilibri metabolici, ma anche soddisfare maggiormente il gusto e combattere la monotonia dei sapori.
Inoltre, variare sistematicamente e razionalmente le scelte dei cibi significa ridurre un altro rischio che può derivare da abitudini alimentari monotone, vale a dire l’ingestione ripetuta e continuativa – mangiando sempre gli stessi alimenti – sia di sostanze estranee eventualmente presenti, sia di composti "antinutrizionali" in essi naturalmente contenuti. Alla lunga, l’ingestione di tali sostanze può risultare dannosa in molti modi, non escluso il possibile concorso al rischio di insorgenza di alcuni tumori.
È vero, invece, che diversificare le scelte alimentari attenua questi rischi potenziali e assicura una maggiore protezione dello stato di salute, perché favorisce non soltanto un più completo apporto di vitamine e di minerali, ma anche una sufficiente ingestione di alcune sostanze naturali che svolgono in vari modi una funzione protettiva per l'organismo: ad esempio, quelle sostanze antiossidanti che sono largamente presenti negli alimenti vegetali.
Di conseguenza, salvo condizioni particolari valutabili dal medico, non c'è ragione, per chi varia l'alimentazione, di ricorrere a specifiche integrazioni della dieta con vitamine, minerali o altre sostanze nutrienti.
IL SALE? MEGLIO POCO
Non è necessaria l’aggiunta di sale ai cibi, in quanto già il sodio contenuto in natura negli alimenti è sufficiente a coprire le necessità dell’organismo. Solo in condizioni di sudorazione estrema e prolungata i fabbisogni di sodio possono aumentare. Ogni giorno l'adulto italiano ingerisce in media circa 10 g di sale(cioè 4 g di sodio), quindi molto più (quasi dieci volte) di quello fisiologicamente necessario.
PERCHÉ RIDURRE IL CONSUMO DI SALE
Un consumo eccessivo di sale può favorire l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte. Elevati apporti di sodio aumentano il rischio per alcune malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni, sia attraverso l’aumento della pressione arteriosa che indipendentemente da questo meccanismo. Un elevato consumo di sodio è inoltre associato a un rischio più elevato di tumori dello stomaco, a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi, probabilmente, a un maggiore rischio di osteoporosi. Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un’importante misura sia preventiva che curativa per molte persone.
RIDURRE LA QUANTITÀ DI SALE NON È DIFFICILE
Ridurre la quantità di sale che si consuma giornalmente non è difficile, soprattutto se la riduzione avviene gradualmente.
Infatti il nostro palato si adatta facilmente, ed è quindi possibile rieducarlo a cibi meno salati.
Le spezie e le erbe aromatiche possono sostituire il sale o almeno permettere di utilizzarne una quantità decisamente minore, conferendo uno specifico aroma al cibo e migliorandone le qualità organolettiche.
Il succo di limone e l’aceto permettono di dimezzare l’aggiunta di sale e di ottenere cibi ugualmente saporiti, agendo come esaltatori di sapidità.
I VARI TIPI DI SALE: QUALE SCEGLIERE
Come detto, il sale alimentare è costituito da cloruro di sodio, il quale può essere ricavato dall’acqua di mare (sale marino) oppure estratto dalle miniere derivanti dalla lenta evaporazione di antichi bacini marini (salgemma).
È disponibile in commercio sale iodato (sia “fino” che “grosso”), che non va confuso con il “sale marino” .Il sale iodato è semplicemente sale comune al quale è stato aggiunto iodio sotto forma di ioduro e/o iodato di potassio. Non è un prodotto dietetico destinato a particolari categorie di individui, ma un alimento che dovrebbe diventare di uso corrente. Sia l’Organizzazione Mondiale per la Sanità che il Ministero della Salute italiano ne consigliano l’uso a tutta la popolazione, al fine di prevenire o correggere quella carenza di iodio che anche in Italia è piuttosto diffusa. Il sale iodato ha lo stesso sapore e le stesse caratteristiche del sale comune, e può essere utilizzato, anzi va utilizzato, a tutte le età e in tutte le condizioni fisiologiche in sostituzione del sale normale, ma con la stessa moderazione raccomandata per il sale non iodato.
Un altro sale disponibile in commercio è il cosiddetto sale dietetico, il quale contiene meno sodio, in quanto parte del cloruro di sodio è sostituito da cloruro di potassio. Può talvolta essere consigliato dal medico ai soggetti ipertesi che hanno difficoltà a limitare i propri consumi di sale comune.
Come comportarsi:
• Riduci progressivamente l’uso di sale sia a tavola che in cucina.
• Preferisci al sale comune il sale arricchito con iodio (sale iodato).
• Non aggiungere sale nelle pappe dei bambini, almeno per tutto il primo anno di vita.
• Limita l’uso di condimenti alternativi contenenti sodio (dado da brodo, ketchup, salsa di soia, senape, ecc.).
• Insaporisci i cibi con erbe aromatiche (come aglio, cipolla, basilico, prezzemolo,rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo,semi di finocchio) e spezie (come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano,curry).
• Esalta il sapore dei cibi usando succo di limone e aceto.
• Scegli, quando sono disponibili, le linee di prodotti a basso contenuto di sale (pane senza sale, tonno in scatola a basso contenuto di sale, ecc.).
• Consuma solo saltuariamente alimenti trasformati ricchi di sale (snacks salati, patatine in sacchetto, olive da tavola, alcuni salumi e formaggi).
• Nell’attività sportiva moderata reintegra con la semplice acqua i liquidi perduti attraverso la sudorazione.
COTTURA A VAPORE: TECNICHE E BENEFICI PER DIMAGRIMENTO E SALUTE
Quella a vapore è una tecnica di cottura con la quale si evita il contatto diretto dell’alimento con acqua, grassi da condimento o altri liquidi: l’alimento si cuoce grazie al calore fornito dal vapore dell’acqua che sta dentro la pentola ma senza che si verifichi un contatto tra pietanza e liquidi.
Le due componenti fondamentali di un sistema che permette di cuocere a vapore sono:
1. una pentola che contiene acqua,
2. una superficie permeabile dotata di fori, chiamata cestello, da posizionare sulla sommità della pentola e che andrà a contenere la pietanza.
Accendendo il fornello, l’acqua situata nella pentola raggiunge l’ebollizione e genera vapore che, circolando attraverso i fori, cuoce l’alimento.
Esistono due tecniche per la cottura a vapore:
· a pressione ambientale: il vapore viene generato dall'ebollizione dell'acqua fino a 100 gradi a pressione uguale a quella dell’ambiente;
· sotto pressione: è il principio sfruttato dalle pentole a pressione; il coperchio a chiusura ermetica fa sì che all’interno della pentola si raggiunga una pressione superiore a quella ambientale. La pressione elevata fa aumentare la temperatura raggiunta dal vapore (120 gradi circa) rispetto a quella di ebollizione dell'acqua. Questo permette di ridurre notevolmente il tempo di cottura.
PERCHÈ CUOCERE CON IL VAPORE È PIÙ SALUTARE? I DIVERSI METODI DI COTTURA A CONFRONTO.
Sotto vi proponiamo una tabella che riporta i principali pro e contro dei diversi metodi di cottura. Come vedrete, la cottura a vapore è tra le più vantaggiose perché permette la conservazione di nutrienti preziosi (vitamine, sali minerali, antiossidanti) in un tempo di cottura ragionevolmente breve. Alcuni alimenti, però, come i molluschi e il riso, non cuociono bene al vapore, mentre si prestano bene a questo tipo di cottura le verdure e pesci e carni magri, tagliati in pezzi piccoli e sottili.
*Acrilamide: sostanza tossica per il sistema nervoso e potenzialmente cancerogena. La concentrazione di acrilamide negli alimenti aumenta quando:
1. la temperatura di cottura è tra i 120 e i 170°
2. la cottura è prolungata
3. l’alimento è fritto
4. l’alimento viene precotto e poi conservato a temperatura di frigorifero per 10-15 giorni.
I BENEFICI DEL VAPORE: TANTE VITAMINE, SALI MINERALI E POCHI GRASSI!
Il maggior beneficio che apporta la cottura a vapore è la conservazione delle vitamine e dei sali minerali. La conservazione di queste sostanze è permessa dal fatto che si evita il contatto con l’acqua di cottura. Con gli altri metodi, in particolar modo con la bollitura, si verifica per osmosi il passaggio di vitamine e minerali da un ambiente più concentrato (l’interno del cibo) verso un ambiente meno concentrato che è appunto l’acqua di cottura; essa si arricchisce così di queste sostanze a scapito dell’alimento che ne risulta impoverito.
Con il vapore, invece, l’alimento non entra in contatto con l’acqua e così facendo non c’è cessione di sostanze nell’acqua di cottura. Il maggiore contenuto di queste sostanze giova a tutti perché aiuta a soddisfare il fabbisogno giornaliero di micronutrienti. Se invece soffrite di insufficienza renale, i vostri reni hanno una minore capacità di filtrare queste sostanze: dato che dovete seguire un regime dietetico povero di sali minerali, vi sarà più congeniale la bollitura, attraverso la quale i minerali vengono dispersi nell’acqua di cottura, piuttosto che la cottura a vapore.
Un ulteriore beneficio è la limitazione dell’aggiunta di grassi da condimento: la cottura a vapore, infatti, permette di cuocere le pietanze senza aggiungere grassi nella pentola, cosa impensabile negli altri metodi di cottura. Si potrà aggiungere una moderata quantità di olio extravergine di oliva a cottura ultimata con due conseguenze benefiche:
• in primo luogo potremo ridurre il contenuto lipidico del piatto
• in secondo luogo potremo godere degli antiossidanti dell’olio di oliva, che altrimenti con le elevate temperature verrebbero distrutti.
Per quanto riguarda, poi, in particolare, la carne e il pesce, essi si ammorbidiscono. Il vapore intenerisce i tessuti di origine animale sciogliendo il grasso e rendendo più morbido il tessuto connettivo (cartilagini e tendini), a tutto beneficio del nostro palato.
A CHI È PARTICOLARMENTE CONSIGLIATA LA COTTURA A VAPORE?
Abbiamo esposto i vantaggi dell’impiego del vapore in cucina come ottimo metodo di cottura per soddisfare le esigenze di ogni categoria di persona, ad eccezione dei malati di reni, ma c’è qualcuno per cui la cottura a vapore è anche consigliata. Vediamo insieme chi ne trae maggior beneficio:
• Donne in gravidanza. La cottura a vapore è particolarmente indicata per le donne in dolce attesa. Nel corso dei nove mesi della gestazione, il fabbisogno di vitamine e sali minerali aumenta in modo notevole: cuocere gli alimenti a vapore, che significa ridurre al minimo l’impoverimento del contenuto di nutrienti nel cibo, aiuterà le gestanti a soddisfare il proprio fabbisogno.
• Bambini. durante lo svezzamento Nel caso dei bambini che sono nella fase di transizione da un’alimentazione esclusivamente lattea all’alimentazione comune, il vapore fa sì che il gusto degli alimenti rimanga intatto e che il pasto sia più digeribile.
• Adulti con colesterolo alto. Se soffrite di ipercolesterolemia e dovete ridurre l’assunzione di grassi, la cottura a vapore è molto consigliata per voi: i grassi contenuti nei cibi scolano nell’acqua di cottura, gli alimenti non vengono addizionati di condimenti e potrete aggiungere una moderata quantità di olio extravergine di oliva a cottura ultimata.
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• Anziani. Anche per gli anziani si consiglia la cottura a vapore; dato che con l’età le capacità digestive diminuiscono, c’è bisogno di consumare pasti molto facilmente digeribili, come sono quelli cotti a vapore.
METODI ALTERNATIVI ALLA PENTOLA TRADIZIONALE.
La cottura a vapore può essere realizzata, oltre che con una normale pentola con fondo rialzato dotata di cestello, anche con una pentola a pressione con cestello e in forno a microonde combinato. Vi sorprenderà scoprire che il metodo migliore è il microonde perché rispetto alla cottura a vapore sul gas riduce ulteriormente la perdita di sostanze e abbrevia ancora di più il tempo di cottura. Ma scendiamo nei dettagli.
PENTOLA A PRESSIONE
L’eccezionale innovazione della pentola a pressione risiede nel fatto che riesce a portare il vapore a una temperatura di 120 gradi contro i 100 gradi di una pentola normale. Nella pentola tradizionale, nel momento in cui si arriva a 100 gradi, il vapore comincia a fuoriuscire e non è possibile alzare ulteriormente la temperatura all’interno della pentola, anche usando il coperchio. La pentola a pressione invece possiede un sistema in grado di limitare al minimo la dispersione di aria e vapore, cosa che favorisce all’interno della pentola un aumento della pressione fino al doppio della pressione dell’atmosfera. Aumentando la pressione, la temperatura del vapore raggiungerà i 120 gradi: gli alimenti saranno cotti in minor tempo rispetto a una pentola tradizionale. Le proprietà nutrizionali sono garantite come se si usasse una normale pentola con cestello ma si riducono i tempi.
FORNO A MICROONDE COMBINATO.
Se non avete abbastanza tempo per cuocere a vapore sui fornelli, ma non volete rinunciare a un pasto salutare, un ottimo compromesso è il forno a microonde combinato con vaporiera. Si tratta di un particolare tipo di forno a microonde con l’opzione della cottura a vapore (se volete acquistarne uno, fate caso che contenga la funzione “steam” [= vapore]). La cottura a vapore con forno a microonde si compone di due fasi: la prima “boil” nel corso della quale il forno riscalda l’acqua all’interno della pentola fino all’ebollizione; la seconda “steam” durante la quale avviene la cottura a vapore vera e propria. Rispetto alla cottura a vapore sul fuoco, nel microonde c’è una maggiore conservazione di vitamine e sali minerali e un tempo di cottura ancora più breve.
ACQUA E RESIDUO FISSO
CHE COS’È IL RESIDUO FISSO E PERCHÉ FA MALE
Per residuo fisso di un’acqua si intende la quantità di minerali in essa disciolta. E' un valore che distingue le varie tipologie di acqua quantizzato e definito portando ad ebollizione l’acqua di diversi tipi (100°C) con successiva essiccazione alla temperatura di 180 °C.
In particolare in base al valore del residuo fisso le acque vengono classificate in:
• Acque minimamente mineralizzate, con residuo fisso minore a 50mg/l, indicate per un’alimentazione neonatale, in quanto, essendo povere di sali minerali, sono altamente digeribili.
• Acque oligominerali, con residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/l, che dissetano e garantiscono un apporto di minerali moderato. In particolare, in assenza di specifiche patologie o di particolari condizioni, l’oligominerale è tra le acque più consigliate in quanto i sali minerali vengono assunti già abbondantemente con un’alimentazione varia.
• Acque medio minerali con residuo fisso tra 501 e 1500 mg/l, che sono le più indicate in condizioni in cui l’organismo ne è carente, (senilità, sport,...ecc).
• Le acque ricche di minerali, consigliate in casi più specifici e che vanno assunte comunque, per periodi non troppo prolungati nel tempo e in quantità limitate.
Il residuo fisso, infatti, non è nocivo in assoluto, gli eventuali effetti collaterali possono manifestarsi nel caso in cui si esageri con le quantità.
I sali in eccesso tendono a depositarsi nei tessuti richiamando acqua e ad accumularsi a livello renale.
Ecco perché, come in tutte le cose, il segreto sta nella moderazione e nello scegliere una tipologia di acqua che risponda alle effettive esigenze dell’organismo.
Meglio un residuo fisso alto o basso? Scegliere l’acqua in base a stile e fase di vita.
Come già detto è importante ricordare che non esiste un’acqua buona in assoluto, piuttosto esiste l’acqua più indicata per un determinato bisogno o stile di vita. Per esempio, le acque oligominerali, povere di sodio, sono indicate per chi soffre di ipertensione insieme, però, ad una drastica riduzione di questo ione dalla dieta. Contro la cellulite, è utile scegliere un’acqua oligominerale con residuo fisso basso (al disotto di 200mg/l), per eliminare il sodio in eccesso che richiama acqua nei tessuti provocando ritenzione idrica .
L’acqua minimamente mineralizzata è invece adatta all’alimentazione neonatale, poiché altamente digeribile. Per la diluizione del latte in formula fin dai primissimi giorni possono essere utilizzate acque con residuo fisso al disotto di 50 mg/l. E’ indicata anche durante gli attacchi di gotta per diluire ed eliminare l’acido urico in eccesso.
Le acque mediamente mineralizzate sono indicate per gli sportivi che necessitano di reintegrare i sali minerali persi con la sudorazione. In particolare, quelle ricche di calcio, sono utili per la crescita e il mantenimento di denti e struttura ossea: quindi per prevenire l’ osteoporosi, o nell’alimentazione infantile.
Le acque ricche di minerali, infine, possono essere di vario tipo a seconda dello ione più presente e sono indicate solo in particolari condizioni:
• le acque ferrose, con prevalenza di ferro, sono utili in caso di anemia ma sconsigliate in presenza di patologie gastriche.
• Le acque solforose sono indicate per combattere la stipsi e per patologie ostruttive dei dotti biliari, poiché lo zolfo aumenta le secrezioni dell’apparato gastroenterico e la peristalsi.
• L’acqua fluorata è indicata per chi soffre di carie o altre patologie dentinali.
• L’acqua bicarbonato - calcica è utile per combattere l’acidità gastrica perché funge da tampone essendo più alcalina.
Il valore di residuo fisso distingue i vari tipi di acque, ma variazioni qualitative (che dipendono cioè da quale tipo di ione è più presente), oltre che quantitative, degli ioni, differenzia i diversi tipi di acqua minerale. Ma quale scegliere? osserviamo le differenze tra le principali marche di acqua minerale presenti sul mercato:
• Acqua Sant’anna, presenta un residuo fisso pari a 23,1 mg/l, quella della sorgente Vinadio, e di 23,8 quella della sorgente Rebruant. Quest’acqua si classifica tra le acque minimamente mineralizzate e poverissima di sodio (0,0001%) ed è indicata per un’alimentazione neonatale fin dai primi mesi.
• Acqua Santa Croce, ha un residuo fisso a 180°C di 170,4 che la colloca tra le oligominerali “accettabili”: Povera di sodio (0,95 mg), è indicata in condizioni normali e nelle diete iposodiche, mentre più alta è la quantità di calcio (48 mg/l).
• Acqua Panna, un’acqua oligominerale con residuo fisso paria 141 mg/l, è più ricca di bicarbonati e con valori abbastanza elevati di sodio (6.5mg/l), di potassio (9mg/l) e di calcio (30mg/l).
• Acqua Vera, oligominerale da 160 mg/l di residuo fisso. Possiede una quantità di calcio pari a 36mg/l, basse quantità di sodio (2,1 mg/l) e di potassio (0,5mg/l), ed è indicata in condizioni normali (ma non per neonati).
• Acqua Uliveto, un’acqua mediamente mineralizzata con residuo fisso di 762 mg/l, ricca di bicarbonati, è utile per favorire la funzionalità gastrica, in quanto i sali a contatto con i succhi gastrici si dissociano e fungono da tampone contro l’acidità dello stomaco. E’ indicata inoltre anche per gli sportivi che necessitano del ripristino del bilancio idrosalino dopo l’esercizio fisico.
• Acqua Ferrarelle, che si distingue per essere naturalmente effervescente, ossia che presenta alla sorgente una piccola quantità di anidride carbonica, è un’acqua mediamente mineralizzata con residuo fisso pari a 1280 mg/l. E' ricca di calcio (365 mg/l) ma anche di magnesio e potassio, utile per chi fa sport e necessità di reintegrare i sali minerali persi con il sudore.
• Acqua Levissima, oligominerale (residuo fisso 80,5 mg/l), con bassa quantità di sodio (1,9), è una delle più diuretiche, proprio per il basso apporto di sali e di bicarbonati.
• Acqua Fiuggi, anch’essa oligominerale (residuo fisso = 122 mg/l), ma con quantità non molto basse di sodio 6,4mg/l e bicarbonati, possiede una modesta quantità di anidride carbonica alla sorgente.
• Acqua Lete, mediamente mineralizzata, con residuo fisso di 915 mg/l e con una bassa quantità di sodio accompagnata da un livello elevato di anidride carbonica (1890-200 mg/l), è un'acqua che facilita la digestione perché aumenta l’acidità gastrica. E’ sconsigliata a chi soffre di gastriti, ulcere e reflusso gastro- esofageo.
• Acqua Brio blu, con residuo fisso pari a 176 mg/l, viene definita oligominerale ma la presenza di una modesta quantità di anidride carbonica la rende leggermente frizzante. E’ adatta soprattutto al consumo durante i pasti.
• Acqua Boario, possiede un residuo fisso pari a 605 ed è quindi è un’acqua mediamente mineralizzata. Il carattere distintivo di quest’acqua è che, essendo di origine termale, ha un elevato contenuto di solfati (245mg/l).
• Acqua Brita, caratterizzata dalla presenza di una caraffa che filtra l’acqua di rubinetto senza modificare la qualità dell’acqua, ma dimezzandone il residuo fisso. Il contenuto in sali minerali varia in base agli acquedotti delle nostre città ma sarà sicuramente basso.
• Acqua Sangemini, con un residuo fisso di circa 988 mg/l che la classifica come un’acqua mediamente mineralizzata, è adatta anche nell’alimentazione infantile e neonatale perché povera di sostanze inquinanti. E'ricca di calcio (333 mg/l), per cui è utile per favorire la crescita ossea nei bambini, o per reintegrare le perdite fisiologiche di calcio tipiche delle senescenza.
• Acqua Sanpellegrino, che si caratterizza per un residuo fisso bassissimo (1,1mg/l), è un’acqua solfata (cioè contiene zolfo sotto forma di solfati), e risulta terapeutica in caso di stipsi e di patologie ostruttive biliari.
• Acqua Vitasnella, un’acqua oligominerale ma con un residuo fisso non tanto basso (390mg/l), è poverissima di sodio (2mg/l), e ricca di carbonati e di calcio (70mg/l) per cui è adatta nelle diete iposodiche.
Quale acqua è maggiormente consigliata nel caso di calcoli renali?
Un caso a parte costituisce la calcolosi renale: in genere in tale situazione viene consigliata acqua oligominerale, in misura di 1,5 - 2,5 litri al giorno, per evitare il deposito di ulteriori sali di calcio.
In presenza di calcoli renali è importante bere almeno due litri di acqua per aumentare il volume di urina e sciogliere eventuali aggregati, una volta passata la fase acuta delle coliche, quando cioè, il calcolo attraversa il rene verso l’uretra provocando dolore.
In questa fase è più utile procedere con terapia opportuna atta a rilassare la muscolatura e rallentare il flusso di urina, introducendo meno liquidi, per permettere un’espulsione efficace e meno dolorosa possibile.